Per la VI edizione del Concorso di scrittura “Il dialogo creativo” sono in competizione 100 elaborati, tra quelli individuali, a quattro mani o di gruppo, inviati da studenti di undici istituti superiori di primo e secondo grado di tutta la regione Friuli Venezia Giulia.

La traccia preferita dai ragazzi, come si poteva prevedere, è stata la terza: Immagina il mondo che verrà dopo la pandemia: cosa accadrà? Cosa desideri? Il Covid-19 ha fortemente influenzato le vite degli adolescenti. Sono loro stessi a esprimere il disagio, ma la maggioranza ha un atteggiamento positivo e ottimista nei confronti del futuro. Molti affermano di aver compreso l’importanza di vivere appieno il presente, per l’incertezza di quel che sarà possibile fare nel futuro.

Ma anche la seconda traccia ha ispirato molti giovani scrittori, che si sono cimentati in una riflessione sui social network, la realtà in cui sono nati, come sottolineano alcuni di loro. La domanda a cui hanno risposto è: sisente spesso dire che, quando stiamo nei social network, siamo in una specie di “bolla” in cui tutti la pensano in modo molto simile. Ma nel mondo reale siamo capaci di accettare chi è diverso da noi? In Microcosmi Claudio Magris scrive: Pseudocaffè sono quelli in cui si accampa un’unica tribù, poco importa se di signore bene, giovanotti di belle speranze, gruppi di alternativi o intellettuali aggiornati. Ogni endogamia è asfittica; anche i college, i campus universitari, i club esclusivi, le classi pilota, le riunioni politiche e i simposi culturali sono la negazione della vita, che è un porto di mare. Racconta la tua esperienza: è più simile a una “bolla” o a un “porto di mare”?

Mentre la giuria del concorso è al lavoro per la selezione dei vincitori, riportiamo di seguito alcuni passaggi tratti dagli elaborati.

Quello che desidero e che mi auguro, è che le persone ne escano più mature, non sottovalutando neanche quegli aspetti che sembravano banali, come abbracciare le persone a cui vuoi bene, incontrare gli amici di persona e non davanti a uno schermo o fare sport. Insomma, sentirsi ed essere tutti più liberi. Sibilla ed Elisabeth

Mi auguro e spero che, quando questa fase buia sarà passata, le persone non abbiano timore a scambiare due chiacchiere o a riunirsi a casa di qualcuno per ricordare le avventure passate, a fare un’escursione in bici nei boschi respirando i profumi della natura o a riprendere le normali attività che si sono sempre svolte come recarsi al proprio ufficio o andare a scuola in presenza. Confido nel fatto che ciascuno di noi riesca a imparare da ciò che è accaduto senza esserne condizionato.  Emanuele

Sebbene questo virus abbia portato svariati aspetti negativi nella società, mi ha sicuramente insegnato una lezione fondamentale che mi porterò dietro per il resto della mia vita, ovvero saper riconoscere, cogliere e apprezzare anche le più piccole cose che la vita ti offre, che prima si davano per scontate, e farne tesoro. Emily

Coloro che hanno provato sulla propria pelle o su quella dei propri cari questo terribile coronavirus, ovviamente non lo dimenticheranno mai.  Mi piacerebbe pensare che tutta questa tristezza potesse scomparire come quando ti svegli da un brutto sogno, ansimante in un bagno di sudore e ti rendi conto che era solo un incubo. Drammaticamente non è così. Speriamo, e lo so che arriverà, il momento che tutto sarà alle spalle, ma ci vorrà ancora del tempo e non ne usciremo se non saremo uniti. Alberto

Quando in un futuro la pandemia finirà, non credo che il mondo tornerà come prima, secondo me psicologicamente parlando ci sarà ancora per molto tempo quel pensiero e quella paura di stare male, di infettarsi di Covid-19 anche se il virus non ci sarà più. Penso che cambieranno certe nostre abitudini quotidiane a cui eravamo abituati, come per esempio scambiarsi le strette di mano e i comuni saluti con baci e abbracci a persone non della famiglia. Andrea e Riccardo

Il Covid ci ha insegnato una cosa, che nulla è scontato, neanche la libertà di andare a fare una passeggiata oppure abbracciare un amico o addirittura un parente. Pietro

La tecnologia l’abbiamo usata forse anche per troppo tempo e secondo me questo causerà un po’ di paura tra gli adolescenti, per il fatto che c’è chi si è conosciuto sui social durante la pandemia ed è diventato molto più difficile comunicare e dire ciò che realmente si pensa di fronte a quella persona, soprattutto dopo tutte le conversazioni avvenute virtualmente credo che alcuni provino imbarazzo e timore, ma al di là di questo credo che sarà davvero un’emozione unica tornare in giro per la propria città rivedere le espressioni delle persone (sì anche quelle meno simpatiche) ma almeno ti senti integrato nella gente come ai concerti!!!  O wow che bello! Si tornerà anche lì con tutta quella gente che canta le tue stesse canzoni preferite del tuo stesso cantante preferito… wow che emozione! Luca

Dopo la pandemia immagino tutte le persone, di ogni città, che scenderanno per le strade a festeggiare la fine di questo brutto capitolo e l’inizio di uno nuovo e migliore. Dove tutto tornerà alla normalità, dove potremo stare di nuovo con i nostri cari e abbracciarli, senza il terrore che si possano ammalare a causa nostra, tornando a fare qualsiasi cosa senza il costante pensiero di poter star male da un momento all’altro. Lorenzo         

Mi dispiace dirlo, ma ultimamente sto iniziando a non notarla più questa differenza: i bambini, sì, sono felici e lo saranno sempre e comunque, ma è una felicità diversa dal solito, si nota della malinconia e tristezza anche nei loro occhi. Anche io, che non sono più bambina, sento che sto crescendo, ma con “crescendo” intendo emotivamente, sento che a 16 anni mi sto già avvicinando al modo di fare degli adulti, che dopo una giornata intera di lavoro è meglio non parlare con loro perché sono tutti scorbutici e nervosi. Giulia

Il mio più grande desiderio: sentirmi parte della società da cui mi ero separato e ritornare alle vecchie abitudini. Desidero poter vedere le persone in faccia, senza quelle maledette mascherine che fanno nascondere le nostre emozioni reali. Tedi

Quest’anno ho imparato un nuovo termine: “Assembramento”. Il significato di questa parola rappresenta semplicemente la nostra vita prima di questa terribile pandemia. Samuele

Se dovessi immaginare un futuro liberato da questo flagello, ovviamente penserei a una ripresa massiccia di viaggi e spostamenti, che dovrebbero però essere eseguiti con maggiore attenzione verso il pianeta, poiché credo che la pandemia sia stata una risposta della Terra a un eccessivo e incontrollato sfruttamento da parte degli esseri umani, come un modo per poter riprendere le forze. Sebastiano

Pensando al futuro vengono in mente solo pensieri positivi, perché tutto sembra meglio di quello che stiamo vivendo e adesso il giorno in cui tutto finirà sembra sempre più vicino. Lucia e Samuel

La pandemia non provocherà una rivoluzione, ma solo un’accelerazione del cambiamento sociale, culturale, tecnologico e commerciale. Laurint

Sono un ottimista di natura, quindi voglio credere che qualcosa sia cambiato in meglio. Immagino che prenderemo un po’ più sul serio il problema dell’ambiente, perché se un piccolo virus ha messo in ginocchio un intero pianeta, anche l’intero pianeta può metterci in ginocchio e credo che tutti noi dovremmo prendere un po’ più sul serio i cambiamenti climatici che stanno avvenendo negli ultimi anni e riuscire a essere più attenti. Giacomo

La mia speranza più grande nell’immediato post-pandemia è riacquistare la libertà di avere contatti fisici ma soprattutto rivedere un viso sorridente non più mascherato e dimenticare gli sguardi smarriti dei bambini e delle persone anziane.  Lorenzo

Confido nel fatto che anche dopo la riapertura totale la gente continuerà a spostarsi a piedi o a prendere la bici cercando di usare sempre di meno la macchina. Non so cosa ne sarà della nostra privacy perché se già prima attraverso i social i viaggi e la posizione di una persona erano alla portata di tutti ora che gli spostamenti e molti dati personali dovranno essere sempre di più dichiarati o inseriti in una app veramente una persona non avrà più la possibilità di spostarsi senza sbandierarlo ai quattro venti. Lorenzo

È come se il mondo intero avesse subito un grave infortunio, che necessita di una riabilitazione globale per poterne uscire. Ciò che desidero più di tutto, è la nostra LIBERTÀ che, forse è un po’ forte da dire, ma ce la stanno togliendo: come se non fossimo più noi i padroni delle nostre vite. Ho deciso di scrivere “libertà” in maiuscolo perché ora secondo me il significato di questa parola è molto molto profondo. Alessandro

Credo che tutti i problemi, che siano economici, sociali o di altro tipo, riusciranno a essere risolti, tranne uno: la perdita dei propri cari è come un “solco” che col tempo non si riuscirà mai a ricoprire, e questo provocherà sicuramente un cambiamento sullo sviluppo delle persone e dei loro caratteri, che si sentiranno private di alcune persone importanti e a cui volevano bene. Samuele

Il virus, secondo me, ci ha anche mostrato l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo consumistico, che brucia le risorse senza rigenerarle e impatta sugli ecosistemi. Per il futuro quindi vorrei che si dedicassero più risorse alla ricerca scientifica e si attuassero politiche di tutela dell’ambiente, così come previsto negli obiettivi dell’Agenda 2030. Francesca

Ritornare in palestra per me sarebbe importante, perché mi manca prepararmi il borsone, scendere di casa, incontrarmi con il mio migliore amico e andare in palestra insieme, allenarci e arrivare a casa con tutti i muscoli che fanno male, ma a me manca perché questa pandemia ha distrutto la mia routine come l’ha fatto per ogni persona su questo mondo, gli hobby, la passione per lo sport che si praticava da anni, ha portato via tutto questo a chiunque. Gabriele

Personalmente da adolescente l’ho sentita molto questa “prigione” perché molte esperienze non le ho potute vivere e chissà quando potrò farlo. Sofia

Mi ricordo che la prima cosa a essere stata annullata era la mia partita di calcio, era una domenica mattina, il 23 febbraio, quando hanno deciso di annullarla. Mi mancava troppo “prendere a calci un pallone”, così ho iniziato ad allenarmi a casa, in giardino e nei campi attorno a casa. Poi, durante il lockdown, ho iniziato a fare videochiamate con gli amici, almeno parlavamo un po’, ci vedevamo, prima non le avevamo mai fatte, uscivamo quasi tutti i giorni e, al massimo, ci mandavamo un messaggio per sapere l’orario e il posto in cui trovarci. Alex

Questa pandemia ha segnato tutti, bambini e anziani, adulti e ragazzi; anche se, a parer mio, quelli che ne sono rimasti più colpiti sono gli adolescenti. Ci è stato portato via tanto divertimento, questi sono gli anni più belli che non torneranno più ed è come se li avessimo sprecati. Giulia

Quello che penso accadrà è che la gente sarà depressa, cupa e triste, le parcelle di psicologi e psichiatri aumenteranno, sperando che almeno loro siano sani e in grado di dare consigli e spiegazioni alle persone malate. Io per prima mi sono abituata a nascondere il mio viso dietro la mascherina, e non è sano perché ora reputo la mia immagine più bella se la nascondo. Arianna

Penso che ognuno di noi abbia attraversato una crescita spirituale e abbia acquisito una maggiore consapevolezza di voler proseguire la propria vita vivendola appieno, quindi seppur segnati da una pandemia, ripartiremo tutti con più forza ed entusiasmo per ricominciare a vivere. Mattia

Le relazioni sociali, la politica e l’economia, in un certo senso, sono collegate tra di loro. Con la pandemia siamo riusciti a dare la vera importanza a questo legame. Possiamo dire che con la fine della pandemia dobbiamo creare una nuova normalità, non utilizzare la classica normalità che tutti conosciamo. Nicole

Ciao a tutti, sono un ragazzo di diciassette anni che sta vivendo alcuni degli anni più belli della sua vita rinchiuso in casa davanti a un computer o qualsiasi schermo che riempie il suo tempo libero. Teo

In parte non voglio che questa esperienza, seppure molto brutta, passi senza lasciarci qualcosa, come se non ci fosse mai stata. È questo ciò che spero con tutto il mio cuore: non voglio che la pandemia ci abbia portato solo disagio e sofferenza. Vivere nella vera monotonia è stressante, ma questo ci aiuterà a capire quanto sia importante quella tanto odiata normalità e ce la farà vivere meglio di prima. Teresa

Risulta  evidente come la privazione del contatto umano abbia fatto aumentare il valore del contatto stesso; è dunque presumibile che con la fine della pandemia intraprenderemo subito quelle che erano le vecchie abitudini, anche se un po’ impacciati, ci abbracceremo, ci baceremo e passeremo molto più tempo con le altre persone. Ci sarà un allontanamento dalle tecnologie e guarderemo e assaporeremo la natura in un modo nuovo, e più vicino ad essa. Ci renderemo effettivamente conto della sua grande influenza su di noi, e forse comprendendo la sua importanza, diventeremo più sensibili verso di noi  e verso il prossimo.  Tommaso

Sarà veramente strano stare senza mascherina perché ormai per tutti è un accessorio indispensabile; il mettersi la mascherina è diventata ormai un’azione automatica appena si esce da casa. Michela

Siamo tutti collegati da un filo che, in realtà, collega altri milioni di ragazzi e ragazze: l’adolescenza, cioè l’età caratterizzata da sogni, speranze, voglia di avventura, dove la paura di rimanere soli e non essere apprezzati è poca perché gli amici ci sono e ci saranno sempre. Questi potrebbero essere gli anni migliori della nostra vita e quindi vorremo passarli in completa serenità o pazzia e divertendoci, poter essere spensierati, non pensare alle distanze e scordarci della mascherina. Classe II A di Varmo

Ho paura che da questa situazione rimanga una macchia indelebile nella nostra vita, che ci porteremo dentro per sempre, anche quando questo sarà solo un ricordo. Quando penso a questo, penso ai bambini che non hanno la possibilità di fare amicizia, giocare insieme e imparare a fianco di un insegnante. Se questa cosa li segnasse a vita?Chiara

…e sinceramente io non riesco a immaginarmi più un mondo senza la pandemia, anche se vorrei tornare alla normalità, per poter riabbracciare le persone che mi stanno a cuore senza aver paura, poter andare in giro senza preoccuparmi di prendere la mascherina e poter vedere i miei amici in faccia senza che ci sia una mascherina di mezzo. Davide

Ecco allora il mio mondo post Covid: con più abbracci, più nasi all’insù o all’ingiù e più rispetto per l’ambiente. Sofia

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Dal mio punto di vista la decisione spetta a noi, siamo noi a scegliere se sui social verremo rinchiusi nelle nostre minuscole ripetitive gabbie asfissianti, oppure li utilizzeremo per esplorare il mondo attraverso il porto di mare più grande mai costruito, il web. Antonio

Il mondo “social” spesso viene definito come una “bolla”, ma in realtà se osservato attentamente raffigura un “porto di mare”, dove idee e pensieri vanno a scontrarsi tra di loro creando forti dibattiti e  attriti tra gli utenti. In contrarietà il mondo reale è la rappresentazione di una “bolla”, dove le persone tendono a pensarla alla stessa maniera e a seguire una “massa” per la costante paura di essere giudicate. Martina e Maja

Faccio l’esempio che probabilmente tutti conosciamo: Greta Thunberg. Una ragazza che non ha avuto paura dei giudizi degli altri, anzi li ha usati come carica per essere ancora più forte. Lei non è da prendere come esempio per le sue idee, ma per come le ha portate aventi. Ognuno di noi è libero di portare avanti la propria idea, ma sarebbe meglio prima guardarla, rigirarla da tutti i punti di vista anche da quelli degli oppositori, per avere un rapporto tra giusto e sbagliato che non faccia distinzioni. Elio

Tuttavia “l’algoritmo social” non capisce quale sia la nostra personale opinione su un argomento a cui ci trova interessati, quindi io credo che per quanto progettato come una bolla, un social diventa spesso un porto di mare, dal momento che ogni utente ha la possibilità di affermare la propria opinione commentando un articolo o un post di qualsiasi genere esprimendo i propri pensieri, cosa che spesso scatena l’ira di altre persone, le quali si vedono in disaccordo. Non è raro quindi trovare persone che litigano sui social o anche che argomentano pacificamente le proprie idee, cercando di far capire ad uno sconosciuto le proprie ragioni. Matteo

Posso quindi trarre una conclusione: l’utilizzo spropositato dei social network porta a conseguenze di vedute ristrette e limitate e a poca accettazione del diverso. E questo rappresenta solo l’inizio di una possibile involuzione dell’umanità. Per questo mi rendo sempre disponibile a imparare cose nuove e a confrontarmi con chi la vede diversamente e sarebbe incoraggiante, in un futuro non troppo lontano, poter scoppiare queste bolle social ed esclamare a pieni polmoni: “Ah! Quant’è bello e vario il mondo!”. Fabio

Onestamente sono stufo di dover esser sempre inserito in una bolla, o meglio categoria di persone, sia sui social che a scuola, che dal mio punto di vista dovrebbe essere l’istituzione capace di riunirci e farci accettare le nostre diversità senza giudicarci. Potrei dunque dire che la mia vita è come un porto di mare, nel quale attraccano moltissime navi tutte diverse tra loro e contenenti bolle di persone “simili”. Daniel

Quello dei social network è un mondo pieno di diversità, con tanti pregi e difetti, ma grazie a loro, la nostra società ha fatto molti passi avanti e la situazione può ancora migliorare. Efi e Sofia

Ma se proprio vogliamo chiederci se un social sia “porto” o “bolla” io sostengo che dipenda da persona a persona, ma non per “colpa” dei social stessi ma a causa della situazione sociale, dei genitori, degli amici… Mi spiego: se uno sta bene con le persone che gli stanno intorno, i social diventano un semplice luogo di svago, mentre se una situazione sociale è complicata i social possono diventare porto o, nei casi più complicati, bolla. Matteo

Anche online si formeranno ulteriori porticcioli in cui andremo a ripararci dalle tempeste di opinioni diverse dalle nostre, ma saranno porti reali e sicuri? La verità è che non importa quante persone conosci, se non riesci a creare un vero legame con nessuna di queste, rimarrai sempre isolato nella tua bolla. Non è la quantità di barche che fa il porto, ne basta anche solo una fintanto che questa esista davvero e non sia solo una nave fantasma, inconsistente, ininfluente. Giada

Molti vedono il totale e non considerano le unità; vedono le gocce identiche fra loro correlate a noi che siamo dello stesso porto, ma tu annota: capo, busto e membra ci accomunano ma non ci descrivono, così come i libri che hanno le pagine raccontano storie, libere di essere diverse. Beatrice Maria

Le ragazze sfoggiano finti fisici perfetti e i ragazzi muscoli a non finire, vite apparentemente perfette: denaro, amici, feste, fama, complimenti sull’aspetto interiore o esteriore gratuiti fatti da persone che nemmeno li conoscono, grandi case e tanta felicità. Ma cosa si nasconde dietro questa perfezione? Tutto quello che noi seguaci del mondo virtuale attraverso lo schermo non possiamo vedere e percepire. Vite come le altre con i loro problemi, corpi come gli altri con i loro difetti. (…) Se potessi tornare indietro e cancellare tutti i social e l’influenza che mi hanno portato nella vita lo farei, senza pensarci due volte, so che significherebbe essere liberi, liberi davvero. Giulia

Con i social network e con il web ho sempre avuto un rapporto distaccato, naturalmente, come ogni sedicenne, do peso all’opinione altrui e spesso cerco l’approvazione di qualcun altro, lo ammetto, però grazie alla notevole quantità di tempo trascorsa sul web in passato, ho saputo darmi dei limiti, ho imparato a separare ciò che è reale da ciò che non lo è, e soprattutto ho imparato a non dare troppo peso all’opinione degli altri. Ora utilizzo i social per condividere alcune parti divertenti e “leggere” della mia vita con gli amici e credo sia il loro unico scopo: un posto dove poter conservare e condividere ricordi e momenti, non un posto dove crearli. Riccardo

Quindi, secondo me, noi viviamo in una “bolla” formata dalle regole imposte, generalmente dalla società stessa, ma amplificate esponenzialmente dalla connessione, per questo i social andrebbero ampiamente limitati, se non aboliti, perché a fronte di mille agevolazioni e altrettante possibilità che hanno portato nella società, hanno causato morti, incidenti, depressioni, cambiando la vita di tutti e il modo di pensare. Ma dal momento che i social hanno preso parte della nostra vita, penso che la sensibilizzazione sul tema sia fondamentale per migliorare la nostra società, in quanto questi strumenti tecnologici sono ormai indispensabili, e solamente l’educazione dei più giovani riguardo a Internet può toglierci dalla “bolla” e, come asserisce Claudio Magris, permetterci di vivere nel “porto di mare”. Davide